Lo spiega l’ambasciatore di Taiwan in Italia Andrea Sing-Ying Lee
“Nonostante questi risultati Taiwan continua a non essere membro dell’OMS a partire dal 1971 quando dovette cedere il suo posto alla Cina.“
Come sarebbe cambiato lo scenario pandemico se Taiwan, che dista solo 1000 km da Wuhan (la stessa distanza tra Milano e Lecce) fosse stata ancora membro dell’OMS? Come avete fatto a Taiwan ad arginare così bene i contagi?
Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza disastrosa della SARS di quasi 18 anni fa. Allora erano morte più di 2.000 persone a Taiwan. Quell’epidemia ci ha permesso di capire sia come trattare la pneumonia atipica, sia come arginare fin dalle prime fasi la diffusione dei contagi.
Nel caso del Covid-19 abbiamo giocato d’anticipo e agito su tre livelli.
In una prima fase è stata decretata un’allerta nazionale a seguito delle notizie sull’emergenza sanitaria che stava scoppiando a Wuhan. Sono stati bloccati i voli da e per Wuhan e si è aumentata la sorveglianza negli aeroporti.
La seconda fase è scattata poco dopo, a seguito della conferma che la Cina stava affrontando un’emergenza epidemica a Wuhan. Allora abbiamo attivato un programma per aumentare la produzione di mascherine e dispositivi medici.
Siamo passati dal produrre 2 milioni di mascherine al giorno a 10 milioni al giorno.
Noi siamo culturalmente abituati ad indossare la mascherina e la consideriamo come un “quasi-vaccino” nel senso che a seguito della nostra ampia esperienza di utilizzo abbiamo visto che le mascherine contribuiscono molto nel prevenire le infezioni per via aerea.
Faccio osservare che in quel momento non era ancora stato dimostrato che il virus si trasmettesse per via aerea. Nonostante ciò abbiamo preferito essere prudenti anche perché già in passato già in passato le informazioni provenienti dalla Cina non erano state pienamente attendibili.
E la terza fase quando è scattata? Avete fatto dei lockdown?
Nessun lockdown! La terza fase è scattata a marzo 2020 con il tracciamento dei primi positivi ed un blocco importante dei voli. Perché abbia successo il tracciamento deve partire subito fin dai primi contagi e deve essere digitale. Le persone positive vengono confinate in una sorta di recinto elettronico monitorato con il cellulare. Se i dati del GPS dicono che la persona positiva si allontana di oltre 5 metri dal suo “recinto” allora scatta in automatico la segnalazione alla polizia o a un volontario che va a rintracciare il contagiato.
Si pensi che una persona era uscita dal suo isolamento andando a fare shopping ed al ristorante. La segnalazione è partita poco dopo ed il sistema elettronico ha fornito la lista delle oltre 5.000 persone che potenzialmente erano entrate in contatto con questa persona. Sono stati tutti convocati per un tampone e si è arginato in meno di un giorno il rischio di focolaio.
Secondo Lei cosa sarebbe cambiato nella gestione delle prime fasi dello scoppio della pandemia se Taiwan avesse avuto un ruolo istituzionale all’interno dell’OMS?
Se Taiwan fosse stata ancora membro dell’OMS avrebbe potuto contribuire a lanciare l’allarme con maggior anticipo ed aiutare a fornire informazioni più precise sullo scoppio della pandemia e su come gestirla. Ovviamente noi abbiamo comunicato all’International Health Regulation già il 31 dicembre che ci erano giunte segnalazioni dalla Cina di pneumonia atipica. Chiedevamo conseguenti chiarimenti all’OMS. Abbiamo anche chiesto chiarimenti direttamente alla Cina la quale ha tranquillizzato minimizzando il problema. La storia poi la conosciamo tutti. Quello che vorrei far capire è che Taiwan è un paese avanzato che può dare un contributo all’intera comunità internazionale.
Ci aiuta a capire meglio com’è attualmente il rapporto tra Taiwan e la Cina?
Taiwan non è parte della Cina: è paese libero e democratico. Se dovessi fare un esempio familiare agli italiani potrei dire che Taiwan è come il Vaticano prima dei patti lateranensi. Questi trattati hanno riconosciuto lo Stato Vaticano che di fatto però esisteva già da prima dei patti ed era organizzato ed operativo. Noi siamo nella stessa situazione, non a caso fino agli anni ‘70 eravamo uno stato membro dell’OMS.
Come mai la Cina si oppone all’ingresso di Taiwan come membro indipendente dell’OMS?
La Cina, ovvero i suoi governanti comunisti, ritengono che Taiwan sia di loro proprietà e fanno pressione a tutti gli altri stati affinché venga riconosciuto un unico stato cinese. Ma come ho detto noi esistevamo come stato già prima della Cina comunista. Purtroppo però gli interessi economici spingono anche gli stati più liberali a cedere alle pressioni cinesi.
Occorre tuttavia riconoscere che ci sono due realtà nei rapporti con la Cina. Quella politico-diplomatica che vede la Cina ostile e quella economico-commerciale che invece ci vede tra i maggiori partner commerciali. Si pensi che Taiwan gode di un margine commerciale con la Cina di oltre 15 miliardi di dollari. La maggior parte dei chip di computer e cellulari ad esempio li produciamo noi a Taiwan e poi li rivendiamo alla Cina.
Per questa ragione con la Cina riusciamo ad avere un equilibrio: il problema è politico e diplomatico, non economico.
E i rapporti tra Italia e Taiwan come sono oggi?
Il governo italiano ha di fatto rallentato i rapporti diplomatici con Taiwan per favorire il dialogo con Cina. Questo è un peccato perché dal punto di vista commerciale e culturale Italia e Taiwan hanno ottimi rapporti, ci sono quasi 4 miliardi di euro all’anno di commercio bilaterale.
Dal punto di vista politico invece oggi assistiamo al paradosso che l’Italia si auto limita di più di quanto la stessa Cina non faccia con noi. Ad esempio l’Italia è ormai da molto tempo che non promuove attivamente visite di Ministri o sottosegretari a Taiwan. Cosa che invece fanno sia la Cina che i principali stati europei.
Mentre l’Italia ha tre funzionari ufficiali presenti a Taiwan, Francia, Inghilterra e Germania ne hanno almeno 25-30. L’Italia dovrebbe aprirsi di più a Taiwan senza temere di compromettere i suoi buoni rapporti con la Cina, può trovare un giusto equilibrio.
Noi capiamo che non sia facile gestire i rapporti con la Cina ma se almeno avessimo dei rapporti ufficiali un po’ più strutturati ne potrebbero beneficiare sia il commercio bilaterale che il trasferimento di know how e la ricerca. A luglio dovrebbe essere approvato a Taiwan il nostro primo vaccino covid autoprodotto e le macchine di imbottigliamento sono italiane.
Questo è solo un piccolo esempio di quante opportunità ci sarebbero per entrambi i nostri stati.