I corridori di Ultramarathon spesso affrontano percorsi di incredibile lunghezza, percorrendo 50/100 chilometri anche per diversi giorni consecutivi. Hanno super poteri? La risposta arriva da un nuovo studio pubblicato sull’Australian Journal of Psychology.
Fare un’ultramaratona è fisicamente impegnativo e comporta un forte stress per muscoli e ossa, vesciche, disidratazione, privazione del sonno e affaticamento mentale e fisico. Sicuramente per approcciare questa disciplina bisogna essere particolarmente allenati. Ma quanto incide l’aspetto psicologico?
Gregory Roebuck della Monash University e colleghi hanno reclutato 20 ultrarunner e 20 partecipanti non corridori per il gruppo di controllo.
Per lo studio è stato chiesto ai partecipanti di compilare una serie di questionari, per misurare:
- la resilienza, ossia la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà
- la regolazione delle emozioni
- i tratti della personalità attraverso parametri come benessere, risultati, reazione allo stress e aggressività.
Valutazione della resilienza
Gli ultrarunner hanno ottenuto punteggi significativamente più alti nel questionario sulla resilienza rispetto ai non corridori e hanno usato una rivalutazione positiva nel regolare le proprie emozioni. In altre parole, sono stati in grado di rivalutare una situazione difficile e negativa con un atteggiamento positivo. Questo può dipendere dalla necessità di mantenere sempre alti livelli di motivazione durante le gare, attribuendo un significato positivo agli eventi negativi al fine di non mollare e continuare a correre.
Regolazione delle emozioni
Successivamente, i partecipanti hanno preso parte a un’attività di regolazione delle emozioni visualizzando 36 immagini neutre (un divano o una sedia) e 36 immagini negative (scene violente e sanguinose).
In questo caso si è evidenziata anche una differenza fisiologica: gli ultrarunner hanno mostrato una conduttanza cutanea (variazione della resistenza elettrica della pelle provocata dai diversi stimoli emozionali) e una frequenza cardiaca ridotte anche quando hanno visionato immagini spiacevoli.
Il segreto degli Ultrarunner è il controllo delle emozioni
I risultati suggeriscono che gli ultrarunner sono abbastanza “simili” a noi ma con alcune importanti differenze: sono effettivamente più resistenti e usano strategie di regolazione delle emozioni diverse.
Sarebbe interessante esplorare ulteriormente come gli ultrarunner si motivino attraverso molte ore di dolore e fatica perché, anche se la maggior parte di noi non correrà mai per 100 chilometri, capire come sopportare il dolore e far fronte alla fatica fisica e mentale, è una lezione di cui tutti potremmo beneficiare.
Fonte:
https://aps.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/ajpy.12287?af=R