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Sclerosi multipla, farmaci e gravidanza: gli ultimi studi.

Due nuove ricerche hanno controllato gli effetti dell’interruzione dei farmaci, ed in particolare del Natalizumab, per la cura della sclerosi multipla durante la gravidanza.

Il Natalizumab viene assunto da pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente che non abbiano risposto ad almeno un anno di trattamento con altri farmaci immunomodulatori o con malattia in rapida evoluzione. 

Interrompere il farmaco prima o dopo il concepimento?

Il primo studio pubblicato sulla rivista Neurologia, il giornale medico dell’associazione americana di neurologia, afferma che se le donne affette da sclerosi multipla interrompono il trattamento con il Natalizumab prima della gravidanza rischiano di accelerare la malattia. Questo stesso rischio diminuisce molto se il farmaco viene smesso dopo il concepimento.

L’aumento di recidiva durante la gravidanza si è dimostrato essere tre volte più alto soprattutto nel primo trimestre e dopo il parto rispetto alle donne che assumevano interferone beta o nessun farmaco per la sclerosi multipla.

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Non solo, infatti il 37% delle donne che erano state in cura con il Natalizumab presentavano almeno una ricaduta rispetto al 10% delle altre donne.

Rischi dell’assunzione del farmaco durante il primo trimestre di gravidanza.

Il secondo studio , correlato al primo e svolto anch’esso dal Dott. Emilio Portaccio della Fondazione Don Gnocchi di Firenze evidenzia come, continuando il farmaco nel primo trimestre della gravidanza, ci sia un rischio di aborto spontaneo 4 volte maggiore rispetto alle donne in cura con l’interferone beta o in assenza di farmaci. Va detto però che il rischio paragonato ai parametri della popolazione sana è assolutamente in linea.

Il Dott Portaccio ha dichiarato che hanno scelto di condurre questi due studi per fare in modo che le donne affette da sclerosi multipla con l’aiuto dei loro medici possano prendere decisioni sulla loro gravidanza  in modo più consapevole.

Ed ha anche affermato che secondo i loro studi è meglio continuare il trattamento con Natalizumab fino a quando il test di gravidanza è positivo in modo da ridurre il rischio di una ripresa della malattia.

Fonti
https://www.aan.com/AAN-Resources/Details/press-room/current-press-release/
http://n.neurology.org/content/early/2018/01/31/WNL.0000000000005013
Giornalista
Laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche e dottorando presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma.

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