“Siamo quello che mangiamo”, scriveva Feuerbach nel 1862.
Nella sua illuminante filosofia del materialismo anti-idealistico, egli intravedeva già il principio risolutivo per l’ignoranza dei popoli non colpevoli di negligenza nei confronti della conoscenza ma vittime semmai di logiche di politiche indifferenti alla comprensione di un concetto importante: se si vuole diminuire il malcontento di un popolo è necessario migliorarne le condizioni materiali.
Dato che esiste, per il filosofo, un legame unico fra psiche e corpo, ne deriva che per pensare meglio dobbiamo mangiare meglio. Aveva pienamente ragione.
È importante sottolineare che la medicina basata sull’evidenza scientifica considera gli studi su vitamine, antiossidanti e minerali realizzati su problemi causati da stati carenziali e non cerca né presume di individuare nutrienti capaci di “accrescere” o “sollecitare” l’attività del sistema immunitario. La cosa più affascinante, quando si parla di alimentazione, sta nel comprendere quanto sia importante la scelta della quantità e della qualità del cibo che decidiamo di consumare in ogni fase della vita, dal periodo neonatale alla senilità, e nella presa di coscienza che comportamenti alimentari errati protratti nel tempo possono essere alla base di disturbi e patologie spesso non di rapida soluzione.
Se si tenesse conto di questa semplice verità, ampiamente trascurata, e se ne conoscessero tutte le implicazioni su salute intesa come benessere ed efficienza psicofisica, probabilmente il nostro comportamento a tavola sarebbe molto più ponderato.
In questa che sembra una guerra contro un nemico che non ha volto, come possiamo difenderci?
Sarebbe fuorviante indicare questa vitamina o quel minerale come una via sicura per potenziare le difese dell’organismo e sconfiggere virus, batteri e patogeni presenti e futuri. Per questo è bene parlare di un insieme di armi, di strumenti: antiossidanti, vitamine e minerali, probiotici e prebiotici.
Attenzione all’emotional eating
Lo stress, l’angoscia, la noia che questo periodo purtroppo sta provocando, possono favorire l’insorgenza dell’“emotional eating”, ossia il ricorso al cibo come meccanismo di compensazione rendendo possibile sul momento l’accettazione di emozioni negative, ma che invece non fa altro che alimentare un circolo vizioso dagli effetti estremamente negativi.
Una raccomandazione importante rimane sempre quella di non trascurare l’attività motoria indoor: cyclette, tapis roulant, ginnastica a corpo libero 1 o 2 volte al giorno e se possibile trovare una mezz’oretta per esporsi al sole, favorendo così la sintesi endogena di vitamina D.
Forse banale, ma sempre utile ricordare l’importanza di mangiare a tavola e non di fronte al computer o peggio in piedi e frettolosamente, di non servirsi porzioni troppo abbondanti di ciò che cuciniamo o troviamo in tavola.
Ma cosa dovremmo mangiare?
Vi proponiamo due articoli per capire quali siano i migliori alimenti e le modalità per assumerli correttamente
https://panciaesalute.it/alimentazione/la-prevenzione-passa-anche-dal-tuo-frigo-proteggiti-mangiando-correttamente/
https://panciaesalute.it/alimentazione/limportanza-di-assumere-i-cibi-correttamente/
Fonti:
• Akramienė D, Kondrotas A, Didziapetriene J, et al. Effects of β-glucans on the immune system. Medicina (Kaunas) 2007:43;597-606
• Dardenne M. Zinc and immune function. Eur J Clinical Nutr 2002;56(Suppl 3):S20-3.
• Hemilä H. Vitamin C and Infections. Nutrients. 2017;9(4):339. Published 2017 Mar 29.
• Gruber-Bzura BM et al Vitamin D and Influenza-Prevention or Therapy? Int J Mol Sci. (2018) •
Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), IV ed. 2014. Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU)
• Marieke A. Adriaanse, Denise T.D. de Ridder & Catharine Evers (2011) Emotional eating: Eating when emotional or emotional about eating?, Psychology & Health, 26:1, 23-39, DOI: 10.1080/08870440903207627
• Società Italiana della Nutrizione Umana