I primi segni di diabete di tipo 2 possono essere identificati già da 20 anni prima della diagnosi. Questo secondo una nuova ricerca presentata a fine 2018 all’Assemblea annuale dell’Associazione Europea sul Diabete (EASD) tenutasi a Berlino.
Lo studio giapponese ha monitorato oltre 27.000 adulti non diabetici (età media 49 anni) tra il 2005 e il 2016 e ha rilevato che l’aumento della glicemia a digiuno, l’indice di massa corporea (BMI) e la sensibilità insulinica ridotta erano rilevabili fino a 10 anni prima della diagnosi di diabete.
Non aspettare ad essere prediabetici per fare prevenzione
“Poiché la maggior parte delle persone con diabete di tipo 2 attraversa lo stadio di prediabete, i nostri risultati suggeriscono che marcatori metabolici elevati per il diabete sono rilevabili più di 20 anni prima della sua diagnosi“, dice il dott. Hiroyuki Sagesaka dell’Ospedale Aizawa di Matsumoto, in Giappone.
Lo studio
Sagesaka e colleghi hanno valutato in soggetti che hanno sviluppato separatamente diabete e prediabete:
- le curve di glicemia a digiuno
- l’indice di massa corporea
- la sensibilità all’insulina
Tutti i 27.392 pazienti sono stati monitorati con misurazioni di glicemia a digiuno ed emoglobina glicata fino al 2016 o fino al momento in cui non insorgeva diabete di tipo 2.
I risultati dello studio
I risultati hanno mostrato che, in media, diversi fattori di rischio erano più comuni tra gli individui che hanno sviluppato il diabete di tipo 2 rispetto a quelli che non lo hanno sviluppato. In particolare, l’Indice di Massa Corporea, la glicemia a digiuno e la resistenza all’insulina hanno iniziato ad aumentare già a partire da 10 anni prima della diagnosi di diabete e queste differenze si sono ampliate nel tempo.
La ricerca ha importanti implicazioni a livello sociale dal momento che nel 2017 circa 425 milioni di adulti con età quindi compresa tra i 20 ei 79 anni vivevano con il diabete e si prevede che il numero crescerà fino a 629 milioni entro il 2045.
“Poiché le misure di prevenzione nelle persone già affette da sindrome prediabetica sembrano avere meno successo nei follow-up a lungo termine, potrebbe essere necessario intervenire già molto prima della fase di prediabete”, afferma il dott. Sagesaka.
Nonostante le interessanti valutazioni va sottolineato come questo sia uno studio osservazionale e quindi non è possibile trarre conclusioni definitive su causa ed effetto.
Il messaggio certo è che bisogna iniziare a prevenire il diabete già in giovane età e non aspettare di diventare prediabetici.