Il termine fibromialgia significa “dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose, ossia legamenti e tendini”.
In letteratura i primi casi vennero definiti come fibrosite (1968) fino agli anni 80’, in cui fu chiaro che si trattava di una patologia a sé stante i cui criteri diagnostici sono stati descritti dall’American College of Rheumatology solo nel 1990.
Quali sono i criteri diagnostici descritti dall’American College of Rheumatology per formulare la diagnosi di fibromialgia?
Per la formulazione della diagnosi di FM (fibromialgia) devono essere soddisfatti 3 criteri contemporaneamente:
1) dolore diffuso in specifiche aree corporee,
2) presenza di sintomi caratteristici,
3) durata della sintomatologia da almeno 3 mesi.
Cosa sono i tender points ?
Per la diagnosi della fibromialgia nel 1990 l’American College of Rheumatology ha individuato 18 punti, i cosiddetti tender points.
La digitopressione di questi punti provoca dolore in persone affette da fibromialgia.
Presenti simmetricamente su entrambi i lati del corpo, questi punti sono: base del cranio, accanto alla colonna vertebrale; base del collo nella parte posteriore, in cima alle spalle sulla parte posteriore; fra la clavicola e la spina dorsale; sulla cassa toracica; sul bordo esterno dell’avambraccio (circa 2 cm sotto i gomito); nella parte superiore dell’anca; nella parte alta dei glutei e sul ginocchio.
Quali sono i sintomi della fibromialgia?
Dolore diffuso, che interessa legamenti e tendini, affaticamento, disturbi del sonno, disturbi cognitivi.
Il paziente fibromialgico riferisce molto frequentemente: cefalea o emicrania, estrema sensibilità al tatto, dolore facciale, sensazione di intorpidimento/formicolio, difficoltà nella concentrazione, lombalgia, rigidità muscolare, crampi alle gambe, dolore addominale con alternanza di stipsi e diarrea, ansia e depressione.
Quali fattori possono peggiorare i sintomi?
Stress, affaticamento, carenza di sonno, rumore, freddo, umidità, cambiamenti meteorologici, periodo pre-mestruale.
Qual è la causa della fibromialgia?
Al momento la causa di questa sindrome rimane ignota.
Molti fattori possono scatenarla . Ad esempio, eventi stressanti come una malattia, un lutto familiare, un trauma fisico o psichico possono portare a dolore generalizzato, affaticamento e alterazione del sonno, tipici della fibromialgia.
Ma è impossibile che la FM sia legata ad una singola causa. Infatti molti pazienti non sono in grado di identificare alcun singolo evento che abbia determinato l’insorgenza dei sintomi.
Molti studi valutano l’alterazione di mediatori chimici; altri autori hanno osservato significative alterazioni nella qualità del sonno e/o una particolare vulnerabilità dei muscoli a microtraumi ripetuti.
Secondo altri, la fibromialgia sembra dipendere da una ridotta soglia di sopportazione del dolore, dovuta ad un’alterazione delle modalità di percezione, a livello del sistema nervoso centrale degli input somatoestesici (alterazione della soglia nocicettiva).
Quale terapia è consigliata per la FM?
La fibromialgia richiede un approccio multidisciplinare che si realizza con la combinazione di terapie farmacologiche e trattamenti integrativi.
Nel primo caso, la scelta del farmaco deve essere guidata dai sintomi del paziente: le opzioni sono svariate (analgesici, antinfiammatori non steroidei, miorilassanti, ipnotici, sedativi, antidepressivi).
Ai farmaci possono essere abbinati trattamenti riabilitativi per migliorare il tono muscolare e ridurre la percezione del dolore. Di grande aiuto la psicoterapia. Vi sono evidenze di efficacia anche con: agopuntura, balneoterapia, esercizi aerobici, ipnoterapia, biofeedback.
Di fibromialgia si muore?
Non si tratta di una malattia mortale. Non comporta flogosi interna e non danneggia organi vitali, anche se la qualità di vita decresce drammaticamente sia per causa dei sintomi invalidanti sia per la difficoltà del paziente di trovare la giusta diagnosi e cure appropriate.
Nonostante dolorosa, cronica e invalidante, di fibromialgia non si muore, pur condizionando notevolmente lo svolgimento delle normali attività quotidiane, incluse le mansioni lavorative.
Qual è il nesso fibromialgia/invalidità?
A proposito di fibromialgia/invalidità (il riferimento è sempre la legge 104), sebbene ancora la malattia non sia stata ufficialmente riconosciuta dal SSN come malattia rara invalidante, può essere però considerata tale dalle singole ASL territoriali.
Come si accede all’invalidità per il paziente fibromialgico?
Dopo la diagnosi della malattia, si può avviare la domanda di invalidità, da inoltrare all’ASL, coinvolgendo il medico di base per la compilazione di un apposito documento sulla base della sintomatologia riscontrata e sulla sua gravità.
In caso di paziente lavoratore, si dovrà coinvolgere anche il medico di medicina del lavoro di pertinenza. In questo caso, il paziente fibromialgico potrà essere definito idoneo, idoneo parzialmente (con richiesta di orari flessibili, di spostamento o riduzione delle competenze), non idoneo temporaneamente o a vita.
Dopo l’inoltro della pratica, si attende che le commissioni sanitarie facciano le loro valutazioni, in genere previa visita del paziente stesso che può essere reiterata in caso di dubbio.
In Italia è in corso l’iter per l’inserimento della fibromialgia nei LEA (livelli essenziali di assistenza) in quanto malattia cronica-rara.
La strada è lunga ma alcune regioni, 11 in tutto, nel 2019/2020, hanno già approvato normative specifiche per il riconoscimento dei diritti delle persone affette da fibromialgia al fine di garantire loro cure appropriate.