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Mindfulness: miglioriamo l’ascolto del nostro corpo

Rimedi naturali contro la stanchezza

Qualcuno ha già sentito parlare di Mindfullness? Ha per caso ricondotto questa parola ad un interesse specifico delle persone appassionate di pratiche meditative?

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire di cosa si tratta davvero.

Vi sarà capitato di impegnarvi in un’attività senza essere pienamente consapevoli di ciò che stavate facendo, magari perché assorti in pensieri su qualche evento appena successo o impegnati nel progettare ciò che avreste dovuto fare poco dopo. 

Questo è ciò che in psicologia viene chiamato “pilota automatico”, ovvero un’assenza di consapevolezza della propria vita presente. Si tratta di quelle situazioni di comune esperienza in cui siamo presenti con il corpo ma abbiamo “la testa da un’altra parte”. 

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Come esseri umani, siamo infatti programmati per risolvere problemi e dunque la nostra mente è costantemente impegnata in attività di questo tipo. Si tratta di un meccanismo assolutamente adattivo, senza il quale i nostri antenati delle caverne non sarebbero sopravvissuti. 

Succede però che, per lo stesso meccanismo, quando siamo immersi nelle numerose attività quotidiane, spesso non siamo consapevoli di ciò che sta accadendo nel momento presente. Ad esempio, durante una riunione in ufficio, vi capita di non prestare attenzione ai nostri pensieri e sentimenti in quel momento, al “qui ed ora”, ma piuttosto di essere trasportati nel passato “Cosa avrei dovuto fare?” o nel futuro “Cosa succederà?” dunque in altri luoghi e in altri tempi. 

Mancando di consapevolezza, la nostra mente non ha dunque la possibilità di trovare risposte adeguate a ciò che accade, trovando come unica soluzione quella di reagire, in modo rigido e stereotipato, spesse volte costringendo anche il corpo ad intervenire. Mi riferisco ad esempio a chi, solo a fine giornata e “grazie” ad un mal di schiena o mal di testa, si accorge di aver assunto per tutta la giornata una postura rigida, di aver mantenuto le mascelle serrate e sente i propri muscoli “scarichi” come dopo aver corso una maratona.

Siete ancora convinti che una pratica “dell’essere presenti” non sia qualcosa che possa riguardarvi? 

Se mi concedete un breve riferimento, gran parte delle idee, delle pratiche e degli interventi che oggi si riferiscono alla Mindfulness, sono nati dagli studi pionieristici di John Kabat-Zinn, biologo e professore della School of Medicine dell’Università del Massachusetts. Mindfulness è la traduzione della parola SATI in lingua indiana Pali e significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante: è quindi un processo che coltiva la capacità di portare attenzione al momento presente, consapevolezza e accettazione del momento attuale. È importante sottolineare che la dimensione dell’accettazione non deve essere confusa con l’atteggiamento passivo: disinserire il “pilota automatico” è infatti una scelta che permette di acquistare il pieno controllo della propria vita attraverso la consapevolezza di aspetti che ci erano completamente oscuri. 

La Mindfulness è dunque l’attitudine ad essere presenti nel qui ed ora a qualunque esperienza, senza giudicarla o essere costretti a reagirvi. Il grande valore di assumere un atteggiamento di curiosità e accettazione rispetto a ciò che ci accade, riduce le nostre “lotte interne” tra ciò che ci aspettiamo e ciò che realmente accade nella realtà (mi riferisco ad esempio a quando ci ripetiamo che non avremmo dovuto sentirci o comportarci in un certo modo). 

Ne deriva che, attraverso un atteggiamento mindful, è possibile percepire e leggere le nostre emozioni come qualcosa che semplicemente accade e a cui non siamo obbligati a reagire in modo automatico, in contrasto con la tendenza a sopprimere o evitare che, nel tempo, porta ad alimentare condizioni di disagio e stress. La capacità di regolare le proprie emozioni riguarda non sono il diventarne consapevoli ma anche poterle descrivere, associare alle sensazioni corporee, avere una maggiore tolleranza di quelle con una valenza negativa. 

Ma per praticare la Mindfulness è necessario ritagliarsi ore e ore di tempo?

La risposta è: non per forza!

È doveroso infatti operare una distinzione tra le pratiche formali (pratiche sistematiche di meditazione, guidate da un istruttore certificato o all’interno di un percorso di psicoterapia) e pratiche informali (applicazioni della mindfulness alla vita quotidiana). 

È lecito che adesso vi starete chiedendo come sia possibile applicare la mindfulness nella frenesia delle giornate in cui siamo immersi ma, è proprio in ogni gesto quotidiano che si ritrova questa possibilità. Pensate ad esempio quando beviamo un bicchiere d’acqua, gesto che spesso facciamo pensando già alla prossima forchettata di pasta o alla riunione che sta per cominciare, inconsapevoli delle sensazioni che l’acqua produce nella nostra bocca, la temperatura, i gesti che compiamo per versarla e poi deglutirla. 

Ogni più piccola attività compiuta nella quotidianità, può diventare un esercizio ad essere presenti! 

Se sarete disponibili a provare come bere un bicchiere d’acqua in modo consapevole, in breve vi accorgerete di quanto sarà difficile per la vostra mente mantenere l’attenzione focalizzata. Sicuramente infatti arriveranno pensieri, sentimenti, valutazioni, che la porteranno via… Tenete conto che questo capiterà e continuerà a capitare. Con un atteggiamento curioso e non giudicante, potrete con gentilezza accorgervi di quanto sta accadendo e riportare la vostra mente dove era prima di scorrere via. 

Se questo esercizio vi avesse fatti incuriosire, potreste continuare il vostro percorso di consapevolezza durante la settimana: la mattina mettete nella vostra tasca destra alcuni fagioli secchi. Ogni volta che durante il giorno vi accorgerete di qualcosa, riuscendo ad essere nel momento presente, spostate un fagiolo nella tasca sinistra. Allo stesso modo, quando mettete le mani in tasca e sentite i fagioli, potreste ricordarvi di prestare attenzione a qualche elemento del momento presente (un’immagine, un suono, una sensazione del corpo…). La sera, quando togliete i fagioli dalle tasche, provate a ricordare cosa abbia fatto sì che li abbiate spostati. 

Anche la giornata più buia in cui ci sarà un solo fagiolo nella tasca sinistra sarà stata una giornata degna di essere stata vissuta!

Psicologa clinica
Psicologa clinica laureata in Psicologia Clinica e della Salute presso l’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Completa la formazione clinica il percorso di specializzazione in Psicoterapia Integrata Breve Focale presso l’istituto ISeRDiP di Milano. E' formata come istruttrice Mindfulness e ha conseguito la formazione di primo livello EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).

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