La figura dell’ingegnere biomedico è recente e allo stesso tempo molto antica. Recente, in quanto l’attivazione dei corsi di studio in ingegneria biomedica in Italia risale a meno di vent’anni fa, quando nel 1994 viene istituito il diploma di laurea in bioingegneria presso il Politecnico di Milano.
Tuttavia, l’ingegneria biomedica ha radici lontane che possiamo collocare già alla fine del XIX secolo, con i primi sviluppi dell’elettrofisiologia e con la scoperta delle radiazioni ionizzanti, o addirittura all’epoca egizia, come testimonia il ritrovamento di una protesi di alluce realizzata in legno e risalente a 3000 anni fa.
Nel corso della storia la figura dell’ingegnere biomedico si è evoluta in risposta ai progressi della scienza e della tecnologia, specializzandosi in diversi settori come lo sviluppo di strumentazione medica, la telemedicina o la progettazione di impianti protesici.
Tissue engineering
Una delle branche più moderne e meno note è quella definita come tissue engineering, che si propone di rigenerare i tessuti del corpo umano attraverso la coltivazione di cellule su strutture appositamente progettate e fabbricate, chiamate scaffold.
I principi e le tecniche alla base del tissue engineering vengono sfruttati anche per particolari applicazioni come la realizzazione di modelli in vitro di organi o tessuti. Si tratta di tessuti o organi ingegnerizzati su cui è possibile effettuare studi e analisi, per acquisire una comprensione più profonda di patologie come il cancro e testare l’efficacia di nuovi farmaci. Inoltre, i modelli in vitro rappresentano una premessa importante per la concretizzazione della cosiddetta “medicina personalizzata”, ossia la somministrazione di trattamenti disegnati ad hoc per ogni singolo paziente, oltre a costituire una valida alternativa alla sperimentazione animale in campo biomedico.
Quindi, tornando alla domanda iniziale, l’ingegnere biomedico è, in generale, colui che sfrutta concetti ingegneristici per scopi biomedici. Nel mio caso, le nozioni ingegneristiche acquisite durante gli studi vengono applicate alle scale più piccole per riprodurre in modo artificiale distretti anatomici di dimensioni micrometriche, con l’obiettivo di studiare e conoscere quello che ancora oggi ci sfugge, tenendo come guida la celebre frase di una delle più geniali scienziate della storia…
“Niente nella vita va temuto, dev’essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno.” Marie Curie