È la terapia oggi più prescritta contro patologie cardiovascolari come l’aterosclerosi. Parliamo delle statine, la cui efficacia nel ridurre l’incidenza di eventi come ictus o infarti è stata abbondantemente dimostrata in diversi studi clinici.
Efficacia oggi nuovamente confermata da scienziati della Stanford University, in California, che hanno pubblicato i dati conclusivi di una ricerca con cui si aggiunge un altro tassello alla conoscenza in questo ambito: non solo le statine sono efficaci, ma lo sono tanto di più quanto viene aumentata la dose.
Lo studio
Questo il risultato dello studio statunitense, svolto su più di 500.000 pazienti americani di età compresa tra 21 e 84 anni, in maggioranza uomini. Si tratta di persone affette da aterosclerosi, sottoposte a una terapia a base di statine per poco più di un anno (492 giorni), con diversi gradi di intensità. Al termine della sperimentazione, la mortalità risulta inferiore nei pazienti trattati con dosi elevate di questi farmaci, rispetto a chi ha ricevuto un trattamento a bassa concentrazione.
Una dose superiore di statine sembra garantire ai pazienti una vita più lunga.
Sono inferiori le probabilità di morire per ictus o infarti, ma anche per altre patologie non strettamente collegate al sistema cardiovascolare. Questo, secondo i ricercatori, potrebbe essere dovuto al fatto che non solo le statine determinano una diminuzione dei livelli di colesterolo LDL nel sangue, ma combattono anche i fenomeni infiammatori cronici, coinvolti nello sviluppo di altre malattie, tra cui i tumori.
I principali beneficiari sono gli anziani
Gli scienziati americani hanno inoltre osservato che sono i pazienti più anziani, di età superiore a 75 anni, a beneficiare maggiormente di un aumento del dosaggio. Tuttavia, in questo caso è necessario procedere con cautela, dal momento che i possibili effetti collaterali della terapia potrebbero avere un impatto negativo sulla qualità di vita nelle persone di età avanzata.
Ma cosa sappiamo, oggi, riguardo ai disturbi che si possono sviluppare durante il trattamento?
«La monoterapia con le statine è in genere ben tollerata» spiega Alberto Corsini, professore ordinario di farmacologia presso l’Università degli Studi di Milano «con una bassa frequenza di eventi avversi, i più importanti dei quali sono la miopatia, ovvero il dolore a carico del sistema muscolare, e un aumento asintomatico delle transaminasi, enzimi presenti a livello del fegato. Si tratta in ogni caso di eventi abbastanza poco frequenti».
Le conferme arrivano anche dall’Inghilterra
Un’ulteriore conferma arriva dai dati pubblicati sul European Journal of Preventive Cardiology e ottenuti da ricercatori inglesi, che hanno analizzato i risultati di 29 studi clinici sull’utilizzo di queste sostanze: solo una minoranza degli effetti collaterali descritti dai pazienti risulta effettivamente in relazione con l’assunzione di statine. Tuttavia, le quasi 83.000 persone coinvolte nell’analisi, di età compresa tra i 55 e i 75 anni, sono state sottoposte a una terapia a bassa concentrazione. I ricercatori non hanno quindi indagato se si verificano disturbi particolari nei pazienti in trattamento con alte dosi. Inoltre, lo studio non comprende persone di età superiore ai 75 anni
Attenzione agli anziani
Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta proprio a quest’ultima categoria di pazienti, che nella maggior parte dei casi assumono anche altri farmaci. «In persone di età avanzata, che già si muovono poco, i disagi muscolari possono aumentare ulteriormente la tendenza alla sedentarietà, nonché la sensazione di fatica e di minore energia» come spiega Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. «Sembra anche che i fattori di rischio più importanti per la comparsa dei problemi muscolari siano rappresentati dall’assunzione di terapie multiple e da alte dosi di statine».
In futuro, i ricercatori dovrebbero quindi focalizzarsi sul chiarire questi dubbi, realizzando studi di durata superiore ai due anni, per valutare come agiscono alte dosi a lungo termine, e coinvolgendo un maggior numero di persone anziane, per analizzare nel dettaglio gli effetti collaterali in questa fascia d’età.
Dott.ssa Martina Laccisaglia
Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società – Università Statale di Milano
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