Una startup olandese è riuscita a coltivare in laboratorio carne di maiale e sta progettando di farlo su larga scala per il 2025. Saremo pronti ad introdurla sulle nostre tavole?
Quante volte ci siamo chiesti osservando i banchi del supermercato o del nostro macellaio di fiducia: da dove viene questa bistecca? Sarà buona? Sarà stata controllata? L’allevatore avrà usato degli antibiotici per far crescere l’animale?
In un futuro non molto lontano potremmo non doverci più porre queste domande, non solo per il numero sempre crescente di persone che adottano una dieta vegetariana, vegana o macrobiotica.
Cosa sta cambiando
Oltre al numero sempre maggiore di vegetariani, vegani, fruttariani e di allevamenti su larga scala di bestiame destinato alla nostra alimentazione, negli ultimi decenni stiamo assistendo alla nascita di animali clonati in laboratorio, come pecore, vitelli e polli.
Fin qua nulla di nuovo, ma nessuno aveva pensato prima d’ora di evitare la macellazione di animali interi e di coltivare solo le parti destinate al nostro piatto.
La coltivazione di hamburger
Una startup olandese, la società Meatable è riuscita a coltivare singole parti del maiale partendo dalla raccolta di cellule dei muscoli dell’ animale. Il passaggio successivo è stato quello di nutrire le cellule con una miscela di nutrienti e fattori di crescita presenti in natura per far moltiplicare, differenziare e crescere il tessuto muscolare rendendolo molto simile a quello degli animali veri evitando così di dover nutrire, allevare e macellare gli animali interi.
Quali sarebbero i vantaggi?
Il processo descritto consente di produrre una bistecca nel giro di poche settimane evitando di allevare un animale intero per macellarlo, nutrendolo e dissetandolo per anni, oltre che destinare enormi spazi al suo allevamento e alla coltivazione dei suoi mangimi.
A livello mondiale poi si stima che l’allevamento del bestiame rappresenti circa il 18% di tutte le emissioni di gas a effetto serra, che occupi il 70% dei terreni coltivabili e il 46% delle coltivazioni destinate all’alimentazione del bestiame.
Secondo la stima della startup olandese questo brevetto consentirebbe di ridurre il consumo d’acqua del 97% e ridurre del 99% lo sfruttamento del terreno.
Inoltre trattandosi di un processo sterile che non prevede l’utilizzo di antibiotici, mangiare carne coltivata sarebbe più sano e consentirebbe di controllare i livelli di grasso e di colesterolo.
Sogno o realtà?
Nonostante gli aspetti positivi illustrati, realizzare questo progetto è tutt’altro che semplice e non solo per i costi esorbitanti. Si consideri che il primo hamburger coltivato in laboratorio nel 2013 è costato più di un milione di Euro.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la predisposizione dei consumatori. Da uno studio dell’Animal Advocacy Research Fund del febbraio 2019 solo il 30% degli americani contro il 59% dei cinesi e il 49% degli indiani sarebbero disposti ad accettarlo.
D’altro canto la tecnologia necessaria per la produzione su larga scala non è al momento disponibile, ma la società Meatable è comunque ottimista in tal senso e sta programmando di far funzionare un impianto su scala industriale entro il 2025.
E noi siamo pronti per questa svolta?
Fonti:
https://www.memphismeats.com/
https://www.meatable.com/
https://techcrunch.com/2019/12/06/dutch-startup-meatable-is-developing-lab-grown-pork-and-has-10-million-in-new-financing-to-do-it/
https://newfoodeconomy.org/new-harvest-cell-cultured-meat-lab-meat/
https://www.cam.ac.uk/growingmeat
https://www.forbes.com/sites/daphneewingchow/2019/06/20/is-cultured-meat-the-answer-to-the-worlds-meat-problem/#12ca0b364468
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fsufs.2019.00011/full