Cantare la ninna nanna al proprio bambino per tranquillizzarlo quando piange o quando fatica a prendere sonno è una pratica molto antica, che si tramanda da diverse generazioni.
La ninna nanna è una canzone speciale, caratterizzata da un ritmo uniforme, da una melodia lenta, dalla regolarità e ripetizione delle parole… tutti elementi che aiutano i bambini a calmarsi, a controllare le proprie emozioni e a mantenere con la mamma un forte legame.
Una pratica antica
Quella della ninna nanna è una pratica antica, che risale a milioni di anni fa. Un rituale per “[…] mantenere il contatto con i figli vocalmente. La voce rasserenante avrà ogni tanto sostituito il conforto dell’abbraccio, mentre la madre altrimenti occupata conciliava il sonno del bimbo, assicurandolo della sua presenza” (Dean Falk, Lingua madre. Cure materne e origini del linguaggio, Bollati Boringhieri 2011).
Un legame, quello tra mamma e bambino, che non passa unicamente dal contatto corporeo di un abbraccio o dalla percezione del respiro o del battito cardiaco, ma che coinvolge tutti i sensi.
Il canto della ninna nanna
In passato, nella famiglia patriarcale, il canto della ninna nanna spettava alle donne della famiglia: mamme, nonne, zie, cugine.
Al giorno d’oggi, in varie parti del mondo e secondo diverse culture, anche uomini e ragazzi (fratelli più grandi e cugini) si occupano dei neonati cantando loro le ninne nanne. Non deve sorprendere, infatti, che anche loro, al pari delle mamme, sono in grado di comprendere i piccoli e adeguarsi alle loro necessità.
Ninna nanna e rito della buona notte
Tra i vari rituali che accompagnano il bambino alla nanna, la ninna nanna occupa un ruolo privilegiato perché in grado di assecondare i ritmi naturali del bambino, aiutandolo a tranquillizzarsi e a fare sonni profondi.
Ogni mamma può dunque inventare una ninna nanna per il suo piccolino, o adattarne una già esistente al suo mondo: aggiungendo nuove rime, personaggi, luoghi.
Ripetere quotidianamente questi gesti, aiuterà il bambino a tranquillizzarsi, calmarsi e a sentirsi al sicuro.
(Leggi qui “Nanna dolce nanna: il rito della buonanotte”)