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Perché non sempre due è meglio di uno, soprattutto coi medici

Perché non sempre due è meglio di uno, soprattutto coi medici

Il monito, lanciato dal prof. Pier Giorgio Spaggiari, fisico e medico con un’esperienza ventennale di direzione generale di ospedali in Regione Lombardia è chiaro: suddividere i pazienti su due medici, uno per le patologie croniche ed uno per il resto delle problematiche può essere qualcosa di potenzialmente fallimentare.

L’intervento di Spaggiari pone l’attenzione su una novità della Sanità lombarda passata in secondo piano: la decisione della Regione Lombardia di istituire la figura del medico per la cronicità. Una decisione nata un po’ per gestire la sempre maggiore scarsità di nuovi medici di famiglia ed un po’ per aiutare il paziente ad essere meglio seguito in base ai suoi problemi. Già diversi cittadini hanno ricevuto a casa una lettera della Regione dove viene illustrato come cambierà la sanità in Lombardia, non mancano però le perplessità.

Se infatti la logica può anche reggere, un paziente con diabete è bene sia seguito per suoi problemi cronici da un “medico di base esperto di cronicità” e per le altre malattie come una bronchite dal medico di base / medico di famiglia, al lato pratico questo “può creare solo grande confusione”, avverte il prof. Spaggiari che da più di 40 anni vive sul campo la medicina.

Il Professor Pier Giorgio Spaggiari

I pazienti si possono confondere ma soprattutto nessuno avrebbe più in mano la storia completa del malato. Questo rappresenta non solo un problema organizzativo ma soprattutto un potenziale rischio per la salute del paziente: è noto infatti che ognuno ha la sua storia clinica personale e andare solo per protocolli e statistica non è certo la soluzione di ogni malattia.

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Spaggiari è chiaro “la legge Regionale così com’è non va bene e va cambiata” e rilancia “è giusto dare un punto di riferimento in più ai pazienti per i problemi legati alla cronicità così da alleggerire i medici di base, questo ruolo però lo possono benissimo svolgere i farmacisti. Gestire la cronicità vuol dire essenzialmente monitorare il paziente e segnalare al medico ulteriori approfondimenti solo quando dai controlli emerge qualcosa di anomalo.”

Ai farmacisti questa proposta sembra piacere, sono già numerosi i rappresentanti di categoria che chiedono una rivalutazione del ruolo del farmacista che negli ultimi anni suo malgrado si è troppo appiattito a mero “venditore di scatolette”.

 

  

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