Qualora un significativo aumento di peso ponga in essere un senso di sicurezza, si può parlare di obesità emotiva.
Ma perché si ingrassa quando ci si sente in pericolo o minacciati?
Il corpo nel momento in cui percepisce uno stato di allerta più o meno in modo continuativo, mette in campo una serie di stimoli ormonali che hanno la finalità di mantenere le riserve energetiche come strategia di sopravvivenza. Questa memoria è presente da sempre nella nostra fisiologia.
Non riuscire a dimagrire quando si è in lotta contro l’obesità emotiva non è un fallimento, è un atto di sopravvivenza memorizzato nel corpo.
Infatti non di rado le persone che sono “in lotta” contro l’obesità emotiva amano parlare di come riescono a sabotare se stesse.
Un esempio semplice è quando si dimagrisce una decina di chili e dopo aver ricevuto complimenti per il raggiungimento dell’obiettivo con l’ effettiva constatazione del dimagrimento… ci si abbuffa sentendo una vera e propria fame.
La realtà è che si tratta di autoconservazione
Se fino a quel momento l’aspetto legato all’obesità offriva sicurezza, la magrezza destabilizza.
E’ necessario quindi identificare le paure, le convinzioni, i condizionamenti che hanno indotto all’accumulo di adipe.
Occorre convincere “il cervello” che essere magri significa essere al sicuro.
Il modo migliore per comunicare con il corpo è utilizzare l’immaginazione
L’immaginazione infatti è uno dei metodi utilizzati per sciogliere i condizionamenti è provare a riscrivere a livello visivo gli eventi traumatici iniziali.
Il cervello non conosce la differenza tra evento reale o immaginario, quindi con tecniche adeguate si può ripristinare in senso positivo l’esito finale dell’evento e riprogrammare il circuito neuronale.
E’ interessante utilizzare le tecniche di visualizzazione per costruire uno scudo immaginario e neutralizzare l’adipe che illusoriamente protegge e mantiene le distanze dal mondo esterno.
Fonti:
“ IL METODO GABRIEL” dimagrisci con la visualizzazione di Joan Gabriel