L’isolamento forzato, imposto dai periodi bui della pandemia, può avere effetti negativi sul benessere dei piccoli e probabilmente non verranno mai a dirci che si sentono soli, pur tendendo spesso, a comportarsi male, a essere più irritabili e meno pazienti.
Diversi studi hanno notato che, nel corso della pandemia, i bambini possono manifestare comportamenti d’insofferenza, lamentarsi eccessivamente, utilizzare un linguaggio maleducato, lanciare oggetti. Diventano più aggressivi verso i fratelli e piangono spesso. Diversi genitori lamentano una regressione nella cura della persona e vedono i loro figli più “letargici” del solito.
Come stimolare i piccoli durante i periodi bui della pandemia in casa?
Se Internet, la TV ma anche piccole dosi di videogiochi diventano indispensabili per rimanere in contatto con parenti, scuola e amici in questo “mondo a distanza”, è consigliabile affiancare, specie i più piccoli, nell’utilizzo di questi dispositivi, trasformandoli in momenti di condivisione.
La tecnologia è senza ombra di dubbio, purché dosata, preziosa più che mai durante i lockdown, per cui ritagliatevi momenti per videochiamate via Skype, Messenger o Whatsapp… di sicuro i bimbi saranno ben felici di vedere i loro nonni o parenti, seppur virtualmente!
Proponete loro attività in vari ambiti: creativi ( pasta modellabile, sabbia colorata fatte in casa, fiori e farfalle realizzate con pasta colorata), lettura, cucina, esperimenti botanici, giochi musicali, di movimento e yoga.
Stabilite una routine giornaliera a seconda del giorno della settimana, che preveda compiti familiari per ognuno e orari in cui ritrovarsi per un’ attività condivisa (es. esercizio fisico).
Evitate di consultare sempre i media, ma ritagliatevi 2 momenti al giorno per farlo, privilegiando le fonti ufficiali; parlate d’ altro, quindi non di pandemia, per non accrescere ansie e preoccupazioni.
Il tempo trascorso in casa può essere un momento di condivisione affettiva, per cui perché non rispolverare album e foto, ricordi e racconti di famiglia?
Importante, consigliano i pediatri, è aiutare i piccoli a comprendere che un virus, così come un terremoto o una calamità, ad esempio, colpiscono tutti indistintamente, senza distinzioni di razza, sesso, religione e che le difficoltà appartengono alla vita, così come i momenti felici.
E perché non aiutare i piccoli ad effettuare azioni concrete per aiutare coloro che si trovano in difficoltà? A volte è sufficiente una telefonata ai nonni per farli sentire meno soli, non vi pare?
Con i bambini più piccoli, siate concisi e andati dritti al punto
Lasciate che le domande del bambino guidino la conversazione. Ma siate onesti. Dite loro quello che sapete e non sapete. Ma controbilanciate il tutto confortandoli: molte persone stanno lavorando per questa situazione e la distanza sociale è il modo giusto per gestirla. Rassicurateli del fatto che sono al sicuro e protetti.
Evitate comportamenti pessimistici e giudicanti in presenza dei bambini e non confondete la speranza e la positività con la certezza assoluta in modo che il detto “tutto andrà bene” significhi “è possibile che con l’impegno di tutti la situazione migliori”.
Insomma, insegniamo ai nostri figli che non siamo immortali e invincibili come i supereroi.