Le nanoparticelle d’oro più piccole (circa 2 nm) sono antimicrobiche e possono uccidere sia i batteri Gram-positivi che Gram-negativi. Le particelle possono quindi essere potenzialmente utilizzate come agenti antimicrobici ad ampio spettro e forse addirittura aiutare nella lotta contro la resistenza agli antibiotici.
Ecco ciò che ha scoperto un team di ricercatori dell’Università Nazionale di Singapore
Oro: metallo nobile
L’oro è il più inerte di tutti i metalli: non viene ossidato né dall’aria né dall’ossigeno a qualsiasi temperatura, e per questo viene detto “metallo nobile”. Resta inalterato all’azione dell’acido cloridrico, nitrico, solforico, sino a 100°C ed anche agli acidi bromidrico, iodidrico, fluoridrico.
Ma quando le dimensioni delle particelle d’oro sono ridotte ad unità di misura di nanometri o sotto-nanometri, iniziano ad avere proprietà fisiche e chimiche molto differenti.
“L’attività antimicrobica che abbiamo osservato può essere attribuita alla dimensione ultra piccola delle nanoparticelle d’oro, che consente loro di interagire meglio con i batteri“, spiegano i ricercatori. “L’interazione tra queste particelle e batteri potrebbe produrre squilibri metabolici nelle cellule batteriche, portando ad un aumento delle specie con ossigeno reattivo intracellulare (ROS), che risultano fatali“.
Oro per uccidere i batteri
Una squadra guidata da Jianping Xie ha trovato che le nanoparticelle d’oro, i nanoclusters, possono distruggere un’ampia gamma di batteri grazie alla loro dimensione piccolissima e quindi al loro elevato rapporto tra superficie e volume. Nei loro esperimenti, i ricercatori hanno testato sia i Gram-positivi che i Gram-negativi di S. aureus, E. coli, S. epidermidis, B. sottotitoli e P. aeruginosa. “Inoltre, quando sono stati testati su normali cellule umane (cellule del colon e dei vasi sanguigni), i nanoclusters non hanno mostrato alcuna tossicità. Questa biocompatibilità potrebbe anche essere un altro vantaggio per trasferire questa tecnologia alla clinica ” ha dichiarato Xie.
Sviluppi futuri
Il team sta ora cercando di migliorare ulteriormente l’attività antimicrobica dei nanocluster studiando approfonditamente le proprie proprietà fisico-chimiche. “Stiamo anche cercando di dimostrare la loro efficacia sui topi“, dice Xie.