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Tecnologia e ambiente

Diatomee geneticamente modificate: un aiuto per la cura dei tumori

Diatomee geneticamente modificate: un aiuto per la cura dei tumori

Terapie sempre più mirate che colpiscono solo le cellule tumorali. Un gruppo di ricercatori ha scoperto come utilizzare alcune caratteristiche delle diatomee per colpire selettivamente i tumori.

I progressi della scienza nell’ambito della cura del cancro sono in continuo aumento.  Gli ultimi dati arrivano da “I numeri del cancro in Italia 2015”, un report curato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) in cui emerge che per la prima volta in Italia si sta assistendo a una riduzione del numero di uomini colpiti da tumore, dato purtroppo non riscontrato invece nelle donne. Questo risultato si deve anche alla ricerca che da diversi anni ormai è impegnata nel cercare nuove terapie, cercando anche di sostituire trattamenti come la chemioterapia, con nuovi strumenti in grado di colpire solamente le cellule malate senza danneggiare quelle sane, evitando così gli effetti collaterali che sono spesso la maggior causa di preoccupazione per chi si ammala.

Un’ultima speranza arriva da uno studio pubblicato su Nature Communications, in cui un team internazionale di scienziati provenienti dalla Germania e dall’Australia spiega la loro ultima scoperta. Grazie alle diatomee, organismi monocellulari microscopici avvolti da un guscio poroso in silice e disponibili in quantità illimitata negli oceani, i ricercatori sono riusciti a creare delle alghe geneticamente modificate in grado di distruggere solo le cellule tumorali.

Rispetto alla tradizionale chemioterapia, l’utilizzo di queste alghe permette di mantenere intatte le cellule sane, attaccando in modo più mirato quelle invece malate, potendo così evitare al paziente oncologico le eventuali complicanze dei trattamenti farmacologici.

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“Tramite le diatomee geneticamente modificate siamo in grado di produrre una proteina anticorpo-vincolante sulla superficie delle loro membrane”, afferma Voelcker, autore della ricerca, “il vantaggio è che le nano-particelle si legano solo alle molecole presenti nelle cellule tumorali, dove possono rilasciare i farmaci: questo rende la terapia mirata ed efficace”.

I primi risultati sono stati promettenti: la sperimentazione in vitro su cellule umane ha portato ad una riduzione del 90% delle cellule tumorali, risparmiando quelle sane, mentre la sperimentazione sui topi, ha ottenuto buoni esiti, con una considerevole regressione della malattia. Il prossimo passo sarà la sperimentazione sull’uomo che servirà per confermare i risultati e a garantire la sicurezza della cura. Questo passaggio fondamentale potrebbe essere un trampolino di lancio per nuove cure più economiche e disponibili su larga scala, che in futuro potrebbero aiutare molti pazienti.

Dott.ssa Martina Laccisaglia
Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società – Università Statale di Milano

 

Fonte:

Bahman Delalat, Vonda C. Sheppard, Soraya Rasi Ghaemi, Shasha Rao, Clive A. Prestidge, Gordon McPhee, Mary-Louise Rogers, Jacqueline F. Donoghue, Vinochani Pillay, Terrance G. Johns, Nils Kröger, Nicolas H. Voelcker: “Targeted drug delivery using genetically engineered diatom biosilica”, Nature Communications, 2015

Sono numerose le ricerche per innovare il trattamento dei tumori. Segnaliamo la pagina www.oncovita.it che ha raccolto le principali pubblicazioni scientifiche in ambito di epigenetica e riprogrammazione delle cellule tumorali

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