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Acido ialuronico: un aiuto per rallentare l’artrosi

Acido ialuronico: un aiuto per rallentare l’artrosi

Integrare acido ialuronico ad uno stile di vita corretto e ad un regime alimentare adeguato, può rappresentare un valido aiuto per rallentare il processo degenerativo dell’artrosi.

Il termine artrosi deriva dal greco ἄρϑρων (àrtron) che significa articolazione, insieme al suffisso -osi che indica un “processo degenerativo”. L’artrosi è quindi una malattia reumatica cronico degenerativa in cui la cartilagine che ricopre le estremità delle ossa gradualmente sparisce.

Secondo un’indagine Istat del 2013, artrosi e osteoporosi interessano rispettivamente il 16,4% e il 7,4% della popolazione, risultando tra le patologie maggiormente diffuse in Italia. La prevalenza di questa sintomatologia presenta però differenze di genere: infatti tra gli over 75enni, il 68,2% delle donne e il 48,7% degli uomini dichiarano di soffrire di artrosi mentre il 49% delle donne e l’11,1% degli uomini di osteoporosi.

Nonostante sia noto a tutti che la frequenza dell’artrosi aumenti con l’età, bisogna sottolineare che non deve essere considerata una malattia dovuta all’invecchiamento. Infatti non tutti gli anziani ne soffrono, ma è più facile diagnosticarla in coloro che hanno una predisposizione genetica e familiarità, accentuata poi da ulteriori fattori di rischio come sovrappeso, eccessiva sedentarietà, posture scorrette e cattiva alimentazione.

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Tuttavia, per cause differenti, può interessare anche i più giovani o gli sportivi. Mentre nell’anziano l’artrosi può essere classificata in una forma primaria, spesso diffusa a molteplici articolazioni, nei giovani si parla di una forma secondaria legata, ad esempio, a precedenti traumi, obesità, malformazioni degli arti inferiori e attività lavorativa (per esempio impiego di martelli pneumatici, lavori pesanti o ripetitivi).

Anche l’eccesivo esercizio fisico può essere un fattore di rischio da non sottovalutare: gli atleti professionisti infatti sono spesso esposti ad attività prolungate e di elevata intensità e sono pertanto più suscettibili a lesioni muscolari o scheletriche e a danni a legamenti, ginocchia e di conseguenza anche alla cartilagine.

Ma è possibile in qualche modo rallentare o migliorare questo processo degenerativo? Sicuramente una dieta con un apporto calorico bilanciato e quindi mantenere un giusto peso corporeo possono aiutare a diminuire il consumo cartilagineo anche se spesso questi accorgimenti non sono sufficienti. Ciò che si può fare, infatti, dipende molto dalla fase in cui ci si trova: in un’artrosi iniziale, ad esempio, l’utilizzo di acido ialuronico può dare qualche beneficio per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità, posticipando l’eventualità di un intervento chirurgico.

Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Biomarkers ha mostrato come in un campione di 79 pazienti sottoposti a infiltrazioni intra articolari di acido ialuronico ci sia stata una sensibile riduzione nel consumo cartilagineo e in definitiva nello sviluppo dell’artrosi.

Utilizzata in svariati campi della medicina, questa sostanza ha il fondamentale compito di proteggere e preservare la cartilagine articolare ancora sana, non solo ritardando l’usura meccanica data dal movimento ma anche fornendo un importante nutrimento per salvaguardare quelle zone ancora non raggiunte dal fenomeno artrosico.

In conclusione si può quindi affermare che l’integrazione di acido ialuronico, associato a un corretto stile di vita e a un regime alimentare adeguato, può essere un valido aiuto per rallentare questo processo degenerativo in chi ne è già colpito e prevenire danni precoci nei soggetti con predisposizione ereditaria.

Dott.ssa Martina Laccisaglia
Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società – Università Statale di Milano

Fonte:

Qiang Jiao, Lei Wei,  Chongwei Chen, Pengcui Li, Xiaohu Wang, Yongping Li, Li Guo, Congming Zhang, Xiaochun Wei: “Cartilage oligomeric matrix protein and hyaluronic acid are sensitive serum biomarkers for early cartilage lesions in the knee joint”, Biomarkers, 2015

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