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Luce sull’anima nera del cancro

Luce sull’anima nera del cancro

La mente ed il corpo sono molto più strettamente collegati di quanto si possa pensare. Ed il cancro ha la sua anima nera che si nutre di tutte le nostre emozioni negative. Sono alcuni dei risultati di 30 anni di studi in una delle più prestigiose università americane.

Intorno al 140 d.c. Galeno, uno dei padri della medicina, aveva osservato come le donne malinconiche fossero maggiormente esposte al rischio di sviluppare un tumore della mammella.
Queste correlazioni tra stato d’animo e malattia erano note fin dai tempi di Socrate e prima ancora probabilmente. Poi col tempo la scienza si è specializzata più nello studio del corpo che dell’immateriale.

Eppure per tutta la storia i medici hanno sempre osservato questo forte legame tra mente e corpo, ecco ad esempio cosa scriveva Lorenzo Sassuoli, un medico del 1400 ad un suo paziente malato di tumore: “Lasciatemi dire alcune cose su ciò da cui dovete guardarvi. A me non dispiace se talvolta andate in collera e schiamazzate, purchè manteniate alto il vostro fervore e voglia di vivere. Ciò che mi dispiace è che vi rattristiate e prendiate eccessivamente a cuore le cose. Perché questo, come insegna tutta la Fisica, può distruggere il vostro corpo più di qualunque altra causa”.

E’ sulla base di queste osservazioni che nel 1948 la dottoressa Caroline Bedell Thomas, della prestigiosa John Hopkins University, realizzò un esperimento che durò più di 30 anni. In quanto medico internista aveva la possibilità di vedere pazienti di ogni tipo senza mai distogliere lo sguardo dalla situazione generale della persona. Osservò così che le cause delle malattie raramente erano singole o semplici ma sempre influenzate da un insieme di fattori come quello genetico, psicologico, ambientale e fisiologico. Decise così di progettare uno degli studi più lunghi della storia. Per 30 anni monitorò più di 1300 studenti della John Hopkins University annotando più elementi possibili circa la loro vita. Dal 1948 al 1978 ogni anno la dottoressa visitava tutti questi studenti, che col tempo crescevano e invecchiavano. Verso il termine di questi studi arrivò a realizzare che il cancro è la malattia che più chiaramente si lega ai tratti psicologici.

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Riuscì persino a definire alcune caratteristiche che più di altre possono predisporre al cancro:

– la perdita del legame affettivo con uno dei genitori;
– i sentimenti di disperazione;
– l’incapacità di esprimere le proprie emozioni;
– un lutto importate avvenuto uno o due anni prima della diagnosi di cancro.

Anche il medico francese Michael Moirot si è lanciato anni fa in un grosso studio su mente e cancro. Ha analizzato più di 4000 malati di cancro in tutta Europa ed è giunto alla conclusione che il cancro sia una sorta di autodistruzione che il soggetto innesca a seguito di forti shock psicoemotivi. A seguito di questi shock il cancro viene somatizzato in precisi organi bersaglio. Esiste quindi statisticamente una correlazione tra il tipo di tumore psichico e l’organo nel quale si sviluppa il tumore.
Sulla scia di questi lavori nel 1989 il dottor David Spiegel pubblica su Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche mondiali, uno studio che dimostra come il sostegno psicologico raddoppia le possibilità di sopravvivenza di un malato oncologico.
Insomma abbiamo molte più armi del previsto per prevenire e curare il cancro. E sono gratuite!

1- citazione tratta dal libro ´La mente e il cancro¡ di Mariano Bizzarri
2- Bedell Thomas C – Family attitudes in youth as a possible precursor of cancer among physicians: A search for explanatory mechanisms
3- Moirot M – Origines des Cancers – Edition Numerique
4- Spiegel et al – The effect of psycological treatment on survival of patients with metastatic breast cancer

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