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Bimbi

C’è un ordine predicibile per imparare le parole che indicano quantità?

“Tutti”, “nessuno”, “alcuni” e, infine, “la maggior parte”: questi sono i quantificatori, cioè le parole che indicano delle quantità, e questo è anche l’ordine con cui i bambini di tutto il mondo, a prescindere dalle rispettive lingue madri, le imparano.

Questo è ciò che è emerso dai risultati di uno studio studio internazionale, pubblicato sulla rivista PNAS, e a cui ha partecipato anche l’Università di Milano-Bicocca http://www.unimib.it/go/101/Home/Italiano. La ricerca è stata diretta da Napoleon Katsos dell’Università di Cambridge, che ha coordinato un gruppo di circa 50 studiosi da parte di tutto il mondo.

Lo studio

La ricerca ha coinvolto un campione di circa 1300 soggetti parlanti ben 31 lingue madri suddivisi in 768 bambini di cinque anni e 536 adulti, ed ha dimostrato che i bambini imparano a parlare delle quantità e ad utilizzare parole come “tutti” e “alcuni”, nello stesso ordine, a prescindere dalla lingua madre di provenienza.

I lavori sperimentali, durati circa un anno e mezzo, prevedevano che tutti i partecipanti, davanti a delle immagini raffiguranti scatole contenenti o meno una mela, rispondessero a domande per valutare la correttezza di frasi come “tutte le scatole contengono una mela”.

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I risultati

Il numero di risposte corrette all’associazione frase-figura, indipendentemente dalla lingua parlata, era maggiore per la frasi contenenti la parola ‘tutti’; seguivano  quelle con “nessuno”, poi “alcuni” e, infine, quelle con “la maggior parte”.

Considerazioni: in futuro si potranno diagnosticare più velocemente i disturbi linguistici?

Gli scienziati ritengono che i risultati raccolti possano essere estesi anche ad altri aspetti del linguaggio, come prova dell’esistenza di leggi universali che regolano il processo di acquisizione.

Questo consentirebbe di predire in modo universale l’ordine di acquisizione di alcuni aspetti specifici delle lingue, per permettere, in futuro, di riuscire a diagnosticare più velocemente i disturbi linguistici e di comprendere meglio le difficoltà di apprendimento dei bambini che si devono integrare in società differenti da quelle di origine e ad aiutare a creare percorsi di apprendimento trasversali per le società multietniche.

È difficile individuare deficit linguistici in bambini stranieri, ma “grazie a questa scoperta si può partire per mettere a punto strumenti diagnostici validi per ogni lingua e dunque applicabili a tutti i contesti“, questa è la dichiarazione della Professoressa Guasti, ordinario di glottologia e linguistica presso la Bicocca di Milano.

 

Fonti:

Katsos N et all., Cross-linguistic Patterns in the Acquisition of Quantifiers. Proceedings of the National Academy of Sciences, 113 (33), 9244-9249. 

 

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